Attingere alle nuove tecnologie per sconfiggere la malattia

Abbiamo gli strumenti per eradicare la rabbia, ma la nostra più grande sfida è quella di riuscire ad individuare un modo per sviluppare una nuova mentalità.

Potresti trovarlo incredibile: nella storia dell’umanità sono solo due le malattie completamente sconfitte —il vaiolo negli esseri umani e la peste bovina nel bestiame. Sembra che tutta la nostra tecnologia e il nostro intelletto non bastino per far fronte a patologie devastanti, come la rabbia. Per questo siamo motivati ad agire per rendere questo virus una malattia di cui non avere più paura.

Sappiamo che servirà innovazione. Sappiamo che non sarà sufficiente continuare a fare ciò che si faceva in passato. Abbiamo gli strumenti per eradicare la rabbia, ma la nostra più grande sfida è quella di riuscire a individuare un modo per sviluppare una nuova mentalità, utilizzando la tecnologia in modo totalmente innovativo.

Come si può immaginare, creare una nuova mentalità non è affatto semplice. Ecco perché, quando abbiamo sentito parlare del Cornell’s Animal Health Hackathon, abbiamo subito capito che dovevamo prendervi parte. Gli ‘hackaton’ sono eventi progettati per mettere insieme persone con un unico obiettivo, quello di risolvere i problemi del mondo reale.

L’Animal Health Hackathon è stato organizzato in partnership con il Cornell’s College of Veterinary Medicine. Studenti di diversi college americani si riuniscono per cercare soluzioni capaci di migliorare la vita degli animali. Competono gli uni contro gli altri, con dei premi in denaro in palio, ma il risultato sarà a beneficio di tutti. Gli studenti hanno l’opportunità di confrontarsi e collaborare con dei mentor, che condividono con loro le sfide attuali, fornendo al contempo una guida e un’analisi approfondita del mondo reale. A dirla tutta, chi partecipa a questo tipo di evento vince a prescindere, perché ha la possibilità di farsi conoscere ed entrare in contatto diretto con tecnologia avanzata, soluzioni creative e pensiero innovativo.

Per questa ragione, insieme a due partner di Mission Rabies e dei CDC (i centri americani per il controllo e la prevenzione delle malattie), siamo andati a Ithaca, New York, un venerdì sera di gennaio per prendere parte all’Animal Health Hackathon. Ithaca è una cittadina deliziosa, ma a Gennaio fa veramente freddo. Serve un’ottima ragione per andarci! Noi ce l’avevamo e ci siamo presentati con tre problemi da risolvere: uno sulla rabbia, uno sulla sorveglianza delle malattie e un altro sulla realizzazione di una banca globale dei vaccini.

Ci siamo incontrati tutti nell’eHub—oltre 70 mentor e più di 100 studenti provenienti da diversi settori accademici. L’energia era palpabile. Gli studenti avevano avuto modo di visionare gli argomenti prima, e questa era la prima volta che ci si presentava l’occasione di sentire come avevano in mente di affrontare le nostre tematiche. Oltre agli argomenti presentati da noi, ce n’erano più o meno altri 15, a opera di esperti dell’ambito veterinario. Questo è stato il primo, vero momento di tensione. È apparso improvvisamente chiaro che gli studenti dovevano scegliere quale argomento affrontare, il che voleva dire che i nostri potevano anche venire scartati. È trascorsa un’ora prima che uno dei team di lavoro, gli Erabdicators, annunciasse di aver deciso di affrontare il problema della rabbia. Puoi immaginare il nostro sollievo!

Sappiamo di poter spezzare il ciclo della trasmissione della malattia e fermare la diffusione della rabbia tra esseri umani e animali arrivando a vaccinare il 70% dei cani. Sappiamo anche che questo è un traguardo difficilissimo. Catturare i cani randagi è complicato e richiede tempo e capacità in misura significativa. La sfida consiste nel trovare dei modi per aumentare il tasso di vaccinazione in Africa.

Venerdì sera i team hanno lavorato sulle proprie idee iniziali e sabato mattina ce le hanno presentate. Abbiamo avuto quindi la possibilità di avvicinarci ai gruppi di lavoro da ‘mentor’, e di parlare con chi, a nostro avviso, potesse aver bisogno del nostro aiuto. Anche se tra i vari team esisteva un po’ di competizione, supporto e condivisione di idee si sono rivelati fondamentali. Abbiamo affrontato una seconda sessione di presentazione sabato sera e uno dei gruppi di lavoro, focalizzato su un altro argomento, ha improvvisamente deciso di occuparsi anch’esso del tema rabbia e ci siamo dunque ritrovati con una seconda squadra, il “Team Bumblebot.”

Trattandosi di un evento dedicato al mondo animale, i cani erano i benvenuti, il che ha aiutato a ridurre la tensione. Incredibile l’atmosfera che si è creata con i cani, la costante presenza di cibo e bevande, inclusi dolci, biscotti, torte e patatine, per non parlare della musica e dell’energia inevitabile che si genera quando si lavora tutti insieme e le idee cominciano a prendere forma. Nel nostro ruolo di mentor, abbiamo risposto a domande e illustrato i problemi del mondo reale, ma siamo stati attenti a non spingere i ragazzi verso alcuna soluzione, perché ogni team aveva la precisa responsabilità di sviluppare le proprie soluzioni in totale autonomia.

Gli “Erabdicators” hanno progettato una speciale postazione campo per l’erogazione di dosi orali di vaccino antirabbico. Uno dei problemi di questo tipo di vaccino è che deve essere tenuto lontano dalla portata dei bambini. L’intelligente approccio adottato da questo team prevedeva che la postazione avesse delle ciotole con cibo destinato ai cani randagi. Quando gli animali infilavano il muso, veniva scattata una foto del loro naso. Abbiamo scoperto che l’impronta nasale è unica per ogni cane, un po’ come le impronte digitali degli esseri umani! Se il computer collegato rilevava l’arrivo di un animale nuovo, automaticamente veniva rilasciata una dose di vaccino. Se, invece, il cane aveva già fatto visita alla postazione, l’erogazione non avveniva.

L’approccio de team Bumblebot era diverso e utilizzava la tecnologia dei droni. Questi erano dotati di una telecamera e di una siringa contenente una dose di vaccino. Un computer analizzava la telecamera e, se individuava la presenza di un cane, il drone si abbassava al suo livello e lo vaccinava. Il drone poi ritornava alla base per rifornirsi di vaccino e sostituire l’ago, per poi ripartire.

Le due squadre hanno presentato le proprie idee finali domenica. I loro piani di marketing erano incredibili e i nostri esperti del settore sarebbero stati orgogliosi di loro. I cinque cani che ci avevano fatto compagnia per tutto il weekend sono riusciti a dimostrare il funzionamento di alcuni prototipi, anche se uno di loro non è sembrato del tutto convinto dell’idea di dover indossare un giubbottino ad hoc per il trasporto di dispositivi e accessori per fleboclisi.

Diremmo una bugia se dicessimo di non essere rimasti delusi dal fatto che nessuno dei nostri team abbia “vinto” l’evento. Ciononostante, il gruppo che si è aggiudicato l’hackathon ha offerto un’invenzione straordinaria che tenta di risolvere le perdite di petrolio nei mari e negli oceani che colpiscono la flora e la fauna del nostro pianeta. Eliminare il petrolio dalle piume degli uccelli è complicatissimo, dispendioso in termini di tempo e stressante per l’animale. Ci vogliono tre persone e circa 45 minuti per lavare un uccello, un tempo considerato lunghissimo dovendo avere a che fare con animali selvatici. Il team vincente, “Lean Preen Machine,” ha ideato un sonicatore che usa il moto ondoso per rimuovere il petrolio, consentendo di usare meno personale e impiegare pochi minuti per svolgere l’operazione, oltretutto in maniera attentamente calibrata, in modo che le onde non danneggino lo scheletro delicato degli uccelli. Questa potrebbe essere un’invenzione rivoluzionaria.

Gli approcci proposti dai “nostri” team impiegheranno più tempo per arrivare sul mercato. L’uso dei droni per vaccinare i cani, tuttavia, e quello del riconoscimento dell’impronta nasale per la vaccinazione antirabbica per via orale è molto meno remoto di quanto si possa pensare. Continueremo a lavorarci su.

Siamo determinati a fare la differenza nel campo della salute umana e animale. Sappiamo che non possiamo riuscirci da soli, ma lavorando insieme e portando innovazione siamo certi che ce la faremo.

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